Il mio nome è Sondra. Sono una mamma, una moglie e una nonna di 63 anni. Ho passato la mia vita lavorativa nel mondo sanitario e socio sanitario come infermiera dirigente, occupandomi di aspetti gestionali e organizzativi di strutture ospedaliere e strutture territoriali. Sono in pensione da circa un anno e mezzo e sono impegnata in attività di volontariato e di cittadinanza attiva. Sono anche consigliere nel comune dove abito. Mi piace molto l’attività sportiva, in particolare il nuoto e le camminate nella natura e in riva al Po. Amo moltissimo le mie figlie e la mia nipotina e con mio marito siamo insieme da una vita. Ci siamo conosciuti che eravamo adolescenti, ci siamo fidanzati e poi sposati. Abbiamo avuto qualche momento di crisi e abbiamo condiviso dolori e gioie immense Ci amiamo e siamo ancora insieme.
La prima diagnosi di tumore mammario è arrivata come un fulmine a ciel sereno all’età di 55 anni, era il 2019, in piena attività lavorativa. Mi è crollato il mondo addosso: tutti i progetti, i sogni mi sembravano inutili . Poi mi hanno comunicato che dopo l’intervento avrei effettuato radioterapia e non chemioterapia, con assunzione di terapia orale per diversi anni e relativi controlli. Ho pensato che tutto sommato avrei affrontato la situazione e ho iniziato a contattare donne che stavano vivendo questa esperienza e che mi hanno aiutato molto. Ma non sapevo che mi sarebbe aspettato qualcosa di ben più pesante: a febbraio del 2025 noto qualcosa che non va nel seno operato. A gennaio avevo fatto i controlli e tutto andava bene. Il sospetto mi mette in allarme e purtroppo, dopo biopsia, mi comunicano che il tumore è tornato, in uno stato avanzato localmente e particolarmente aggressivo. Dovevo immediatamente iniziare chemioterapia, che tuttora sto facendo, sperando di riuscire ad effettuare l’intervento. Non sono riuscita neanche a piangere, anche se avrei voluto gridare la mia disperazione. E ’appena nata la mia prima nipotina e non ho fatto in tempo ad assaporare questa immensa gioia. Mio marito è stato meraviglioso, così come le mie figlie. Adesso devo ritrovare il coraggio per combattere e affrontare un percorso lungo, complesso e faticoso che già tante compagne di viaggio hanno affrontato e stanno affrontando. A volte mi chiedo ce la farò ad affrontare tutto questo?
La mia famiglia in questa situazione è il mio aiuto e supporto più grande. Poi alcuni amici e amiche che mi stanno vicino. Ma soprattutto trovo conforto nelle persone che stanno vivendo la mia situazione mi aiutano molto a metabolizzare i sentimenti che provo: paura di non farcela, trovare il coraggio quando tutto sembra perduto. Un altro aiuto grande è la fede, la preghiera mi dà conforto e sostegno.
Sicuramente oggi ho imparato a non dare nulla per scontato, cerco di vivere il momento presente e ho imparato a convivere con l’incertezza del domani. Continuo ad impegnarmi in progetti che possano portare un beneficio alle persone più fragili, chemioterapia permettendo. Il mio incontro con AIMAC è avvenuto quando ho trovato la storia di Elisabetta Ianelli e del suo impegno per tutti noi, persone con malattia oncologica. Il suo impegno e la sua determinazione hanno suscitato in me ammirazione e mi ha infuso coraggio: quando sono un po’ giù, mi vado a rileggere la sua storia e allora riprendo coraggio.
Oggi sono una persona con una malattia oncologica che deve affrontare un percorso ancora lungo e faticoso, ma nonostante questo cerco di darmi obiettivi a breve termine e continuo ad impegnarmi nei progetti che avevo messo in campo. La speranza e la fiducia nella scienza medica mi aiutano a vedere qualche spiraglio di luce.
Ho deciso di condividere la mia storia perché ho trovato e trovo molto conforto nelle storie delle persone che hanno fatto o stanno facendo questo percorso. Aprire il proprio cuore, parlare e condividere le paure ma anche le gioie è fondamentale per trovare le risorse necessarie per riuscire a superare le fatiche quotidiane e trovare quel pizzico di coraggio per dire posso farcela.