La chirurgia rappresenta il trattamento di prima scelta per i tumori della tiroide. Se la diagnosi e il trattamento sono precoci, ossia se s’interviene quando il tumore è ancora in una fase iniziale, le possibilità di guarigione completa sono ottime nella maggior parte dei casi.

Non sempre i medici riescono a formulare una diagnosi esatta prima dell’intervento chirurgico. Anche se il tumore risulta confinato a un solo lobo tiroideo, è pratica comune eseguire una tiroidectomia totale per essere sicuri di rimuovere anche parti della ghiandola che potrebbero essere state infiltrate, in modo non evidente, da cellule tumorali. In alcuni casi di carcinomi papillari e follicolari molto piccoli, a basso rischio, potrebbe essere sufficiente anche soltanto un intervento di lobo-istmectomia.

Talvolta il chirurgo potrebbe decidere di asportare alcuni, o tutti, i linfonodi adiacenti per analizzarli allo scopo di accertare l’eventuale presenza di cellule tumorali. Ciò può essere utile per ridurre il rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico. In alcuni casi il chirurgo potrebbe decidere di asportare parte dei tessuti adiacenti alla ghiandola, in particolare se il tumore ha iniziato a diffondersi oltre la tiroide (tumore localmente avanzato) oppure se è di tipo anaplastico, e quindi tende a diffondere molto rapidamente. 

Nei rari casi piuttosto estesi localmente, il chirurgo è costretto ad asportare un segmento della trachea o a eseguire una tracheotomia.

All’asportazione chirurgica della tiroide si fa seguire, in taluni casi, la cosiddetta ablazione con iodio radioattivo, al fine di eliminare eventuali residui di ghiandola che il chirurgo non ha potuto rimuovere.

Dopo l’intervento

Dopo l’intervento il paziente sarà presto in grado di muoversi autonomamente. Sarà incoraggiato ad alzarsi e a camminare quanto prima possibile. Questa è una fase importante della convalescenza. Anche se preferisce stare a letto, sarà spronato a eseguire regolarmente esercizi con le gambe e di ginnastica respiratoria, secondo le indicazioni fornite dal fisioterapista.

Sarà sottoposto a fleboclisi per reintegrare liquidi e i sali fino a che non sarà in grado di mangiare e bere autonomamente (di solito dopo 24 ore dall’intervento). Gli sarà applicato un drenaggio, che sarà rimosso di solito dopo 24-48 ore. Per consentirgli di respirare più facilmente, gli infermieri lo sistemeranno in posizione semi-seduta con la schiena leggermente sollevata. Nei primi giorni del periodo post-operatorio è possibile accusare qualche dolore o fastidio, per controllare il quale saranno somministrati farmaci analgesici. Qualora il dolore persista, il personale infermieristico avrà cura di sostituire il preparato adottato fino a quel momento con altri fino a individuare quello più efficace. Il paziente sarà dimesso probabilmente nel giro di due-cinque giorni dopo l’intervento.

Nutrizione: la deglutizione può essere fastidiosa; di conseguenza, si può avere difficoltà a nutrirsi normalmente. Per questo è preferibile una dieta a base di cibi morbidi/liquidi o fare ricorso agli integratori sotto forma di bevande. È importante mantenere una dieta bilanciata e il paziente riceverà le giuste indicazioni per farlo prima delle dimissioni.

Per approfondire

Maggiori informazioni sui problemi nutrizionali sono disponibili su La nutrizione nel malato oncologico e su Neoplasia e perdita di peso - Che cosa fare?  

Voce rauca: dati i rapporti anatomici della tiroide con le strutture adiacenti, l’intervento chirurgico potrebbe avere effetti sui nervi ricorrenti che controllano l’attività della laringe. Di conseguenza, è possibile notare un abbassamento di voce che, in assenza di danno chirurgico dei nervi, scompare completamente in poco tempo, ma la ripresa della funzionalità potrebbe richiedere anche qualche mese.

Variazione dei livelli di calcio: l’intervento di tiroidectomia può comportare anche un insulto transitorio oppure l’asportazione delle paratiroidi, ghiandole in stretto contatto con la ghiandola tiroide stessa, importanti nella regolazione del metabolismo del calcio. Di conseguenza, i livelli di calcio si abbassano. In tal caso, il medico prescrive un’integrazione di calcio associata a vitamina D. Questo trattamento è di breve durata ma, in alcuni casi, potrebbe essere necessario protrarlo per sempre.

Stanchezza: è assolutamente normale accusare un po' di stanchezza nelle prime settimane immediatamente successive all’intervento, soprattutto se si deve rimandare l’inizio della terapia di sostituzione ormonale.         

Cicatrice: la cicatrice, localizzata nella parte bassa della superficie anteriore del collo, appare inizialmente irritata o scura, ma tende a schiarirsi col tempo.

Consigli pratici

  • Riguardarsi e riposare molto per recuperare le energie fisiche e psicologiche.
  • Seguire una dieta ben bilanciata.
  • Non portare o sollevare pesi né compiere sforzi che comportino la contrazione dei muscoli del collo per il tempo necessario alla ripresa.
  • Se si avverte dolore o rigidità del collo, si ha difficoltà a spostare lo sguardo lateralmente ed è, quindi, consigliabile non guidare fino a quando i movimenti del collo non saranno più un problema, di solito dopo qualche settimana. Seguire le indicazioni del fisioterapista. Se il problema persiste oltre il necessario, contattare il medico.

In generale, dopo l’intervento si può ritornare a fare tutto quello che si faceva prima dell’intervento. Il periodo di convalescenza varia da persona a persona: alcuni sono in grado di ritornare a praticare un’attività sportiva dopo appena due settimane, altri hanno un tempo di recupero più lungo.

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