La riabilitazione deve essere parte integrante del piano terapeutico di ciascun malato di cancro, in tutte le fasi del percorso diagnostico/terapeutico, allo scopo di prevenire e trattare gli effetti collaterali dei trattamenti, recuperare le funzioni lese (ad esempio, fonazione, deglutizione, respirazione, deambulazione, ecc.), nell’ottica di mantenere e migliorare la qualità di vita, un aspetto che nel tempo è diventato sempre più importante. Considerarsi guariti non può prescindere dall’avere una vita affettiva o sessuale soddisfacente, così come dal riprendere l’attività lavorativa.
Per raggiungere una condizione di benessere è necessario individuare una serie di interventi riabilitativi specifici che, a seconda del tipo di tumore, delle terapie ricevute e anche delle caratteristiche individuali, portino a un recupero della persona nella sua totalità.
Le problematiche riabilitative possono essere la conseguenza della malattia in sé o del trattamento (chirurgia, chemioterapia, radioterapia), per cui è necessario un programma diversificato, multidisciplinare, personalizzato, che tenga conto dei diversi aspetti (ad esempio lo stadio di malattia, il tipo e l’entità degli esiti, le condizioni generali e lo stato psicologico del paziente, il contesto psico-sociale in cui vive; le patologie associate).
La riabilitazione oncologica - non solo fisica ma funzionale, nutrizionale, cognitiva, psicologica, sociale, nel rapporto di coppia - consente di reinserire, ove possibile, più precocemente le persone guarite dal cancro nel sistema lavorativo, nella famiglia e nella società civile. Accettando la transitorietà del momento, utilizzando nuove e, a volte, inaspettate strategie, si può arrivare a conquistare una ritrovata serenità.
Questa pagina è tratta dal libretto "La vita dopo il cancro" realizzato da AIOM e FAVO