Talvolta, durante i trattamenti, possono comparire dei sintomi nuovi rispetto a quelli che hanno portato alla diagnosi. Un esempio sono la mancanza di respiro o la tosse. Ciò può essere dovuto alla crescita o alla diffusione del tumore ad altri organi, ma anche ad altre cause. Qualora notaste la comparsa di sintomi nuovi, informate immediatamente l’oncologo, che così potrà adottare subito dei provvedimenti oppure rassicurarvi che è tutto sotto controllo.
Mancanza di respiro: può essere fastidiosa, se non addirittura invalidante. L’oncologo saprà certo consigliarvi sul modo migliore per controllarla e stare meglio.
Versamento pleurico: talvolta, il tumore determina la comparsa di un versamento pleurico. Il liquido può essere drenato inserendo un ago direttamente nel cavo pleurico. L’ago è attaccato ad un tubo, nel quale il liquido scorre prima di essere espulso nella sacca di drenaggio. Talvolta, è possibile eseguire una pleurodesi.
Dolore: viene accusato da alcuni malati e può essere di solito controllato con la somministrazione di analgesici o con l’attuazione di altri metodi analgesici. Il dolore può insorgere anche nel caso in cui la malattia si sia diffusa alle ossa. Oggi si utilizzano i difosfonati (acido zoledronico) che riducono il rischio di fratture e il dolore. Questi farmaci, tuttavia, non vanno utilizzati nel caso di recenti estrazioni di denti e comunque in caso di problematiche odontoiatriche per il rischio di necrosi della mandibola.
Altri trattamenti specifici per i sintomi
Oltre ai trattamenti già illustrati in precedenza, ve ne sono anche altri che possono essere utili per il controllo dei sintomi.
Laserterapia
Talvolta, se il carcinoma polmonare ostruisce la trachea o una delle vie respiratorie principali attraverso le quali l’aria raggiunge i polmoni, si possono accusare difficoltà respiratorie. Se il tumore è localizzato all’interno della via respiratoria, l’occlusione si può risolvere con la laserterapia, che brucia il tumore ripristinando, in tal modo, il passaggio dell’aria. La laserterapia non distrugge completamente la massa tumorale, ma può servire senz’altro ad alleviare o eliminare il problema della mancanza di respiro.
La laserterapia si esegue di solito in anestesia generale. Mentre il paziente è sotto anestesia, l’operatore sotto controllo endoscopico introduce una fibra flessibile nel broncoscopio rigido per dirigere il raggio laser esattamente sul tumore e distruggere il maggior volume tumorale possibile. Il broncoscopio è, quindi, sfilato e il paziente è risvegliato dall’anestesia. Di solito l’anestetico si inietta per endovena e il risveglio è molto rapido.
Normalmente la laserterapia non produce effetti collaterali. Se tutto è filato liscio sarete dimessi al più tardi il giorno dopo e potrete tornare a casa. In presenza di un’infezione polmonare, potrebbe essere necessario prolungare la degenza per qualche giorno per sottoporvi a trattamento con antibiotici e a fisioterapia.
Qualora l’occlusione respiratoria dovesse ripresentarsi, il trattamento con il raggio laser può essere ripetuto. A volte l’efficacia della laserterapia può essere prolungata attuando un ciclo di radioterapia.
Stent delle vie respiratorie
Talvolta l’occlusione di una via respiratoria può essere causata dalla pressione esercitata dall’esterno su di essa, di modo che le sue pareti si avvicinano sempre di più fino a chiudersi. In tali casi la situazione può essere migliorata facendo ricorso a uno stent che viene collocato all’interno della via respiratoria interessata in modo da mantenerla aperta. Lo stent più diffuso è costituito da un piccolo dispositivo metallico simile ad un ombrellino. S’inserisce per mezzo di un broncoscopio in posizione chiusa; una volta raggiunto il punto di ostruzione, lo stent è espulso dal broncoscopio rigido e contemporaneamente si apre, esercitando in tal modo una certa pressione contro le pareti della via ostruita, che si allargano, ripristinando il passaggio dell’aria.
Lo stent s’inserisce di solito in anestesia generale. Al risveglio, può succedere che non ci si renda conto della presenza del dispositivo, ma si percepisce il miglioramento della funzione respiratoria. Lo stent può rimanere in situ a permanenza.
Stent vascolare
Lo stent si può usare anche se il tumore ostruisce un vaso importante come la vena cava superiore, causando una sensazione di costrizione nella parte superiore del corpo. In tali casi, il problema può essere risolto con la radioterapia oppure con l’applicazione di uno stent vascolare. In questo caso, il radiologo pratica una piccola incisione nell’inguine e attraverso di questa introduce lo stent, che fa scorrere nei vasi sanguigni (sotto controllo radiografico) fino a posizionarlo correttamente. La procedura si esegue di solito in anestesia locale.