La neoplasia intraepiteliale cervicale è la conseguenza di un’infezione virale causata dal Papillomavirus umano (HPV), un virus molto comune che può infettare le cellule che rivestono diversi organi dell’apparato genitale sia femminile che maschile (cervice uterina, vagina, vulva, pene, scroto), il perineo, la regione perinanale, le tonsille e la base della lingua.
L’HPV si trasmette principalmente attraverso il rapporto sessuale. Due terzi delle donne sessualmente attive verrà prima o poi a contatto con l’HPV nel corso della vita, ma ci vuole tempo prima che queste lesioni si trasformino in cancerose. Inoltre, nella maggior parte dei casi il sistema immunitario riuscirà a debellare l’infezione senza che la donna sia consapevole di averla contratta. In una ridotta percentuali di casi, invece, il virus sarà in grado di moltiplicarsi e, nel corso del tempo, innestare il proprio DNA all’interno del DNA delle cellule che rivestono la cervice uterina, producendo negli anni, delle cellule atipiche e infine le lesioni precancerose.
Si deve considerare che il profilattico non protegge completamente dall’infezione, poiché il virus è in un certo senso ubiquitario nell’area genitale e altamente infettante, perciò l’infezione può essere trasmessa anche attraverso il contatto delle aree cutanee non coperte dal profilattico.
Vi sono numerosi tipi di HPV, ciascuno identificato da un numero (ad esempio, HPV 16, 18, 21, ecc.), ma soltanto alcuni tipi sembrano in grado di determinare l’insorgenza della neoplasia intraepiteliale cervicale. Tra questi, in particolare, i tipi 16 e 18, che sono causa di oltre il 70% dei tumori della cervice uterina. Non esistono medicine in grado di debellare le infezioni virali; pertanto, la persistenza o meno dell’infezione dipende dall’efficienza del sistema immunitario della donna. Tuttavia la presenza dell’infezione non vuol dire necessariamente la comparsa della neoplasia intraepiteliale cervicale, così come nella maggior parte dei casi la neoplasia intraepiteliale cervicale non evolverà verso il carcinoma. Essa può presentarsi con diversi gradi di severità: 1 (lieve), 2 (moderata) e 3 (severa). L’esame in grado di riconoscerla e di stabilirne anche il grado di severità è il Pap test. Il grado di severità viene, invece, indagato mediante la colposcopia
Il Pap test
Quest'esame semplice e rapido noto anche come striscio cervico-vaginale consente di diagnosticare la presenza di un tumore della cervice uterina quando è ancora in fase iniziale. Tenendo conto del fatto che questa malattia progredisce molto lentamente, il Pap test consente di intervenire tempestivamente, in caso di necessità, aumentando le probabilità di guirigione e soprattutto consentendo di evitare alla paziente trattamenti radicali.
Una volta che la paziente è sistemata correttamente sulla poltrona ginecologica, il ginecologo allarga le pareti vaginali con uno strumento detto speculum; quindi, striscia una spatola di legno sulla cervice uterina in modo da prelevarne un campione di cellule, che fissa poi su un vetrino. Il campione è , quindi, inviato al laboratorio per essere esaminato al microscopio. Il Pap test può risultare a volte leggermente fastidioso, ma la sua esecuzione richiede solo pochi minuti. In base all’esito del Pap test, il medico può decidere di richiedere ulteriori accertamenti, tra cui il test virologico su prelievo citologico, che accerta la presenza del DNA virale e il tipo di Papillomavirus, ed eventualmente la colposcopia per avere maggiori indicazioni sulla natura della lesione e sulla scelta del trattamento più appropriato.
Il trattamento della neoplasia intraepiteliale cervicale
Il trattamento della CIN varia in funzione del grado. Nella CIN di grado 1 le modificazioni cellulari possono regredire spontaneamente, per cui sono sufficienti controlli periodici (Pap test, colposcopia, test virologico) a distanza di 6 mesi, sorvegliando la lesione fino alla scomparsa. Nel caso di persistenza di una lesione di grado lieve (CIN 1) o di fronte a lesioni di grado maggiore (CIN 2-3), pur tenendo presente che solo una minoranza di questi casi evolverà verso il carcinoma, è preferibile effettuare un trattamento per rimuovere l’alterazione. Le procedure chirurgiche utilizzate a questo scopo sono l’escissione elettrochirurgica con ansa diatermica (LEEP) e laser-conizzazione. Entrambe si eseguono ambulatorialmente in anestesia locale.