La sessualità è una delle componenti essenziali della nostra vita; è anche una delle più complesse e articolate ed è influenzata da fattori biologici, interpersonali, culturali, psicologici. Purtroppo, la diagnosi di un tumore ha un impatto significativo sul benessere sessuale, perché interferisce con ciascuno di questi fattori. A livelli diversi a seconda del tipo di tumore e delle terapie in corso, ma mai senza conseguenze.
Pensiamo alle alterazioni ormonali indotte dalle terapie oncologiche sia nella donna che nell’uomo: l’abbassamento dei livelli degli estrogeni e degli androgeni provoca riduzione del desiderio, secchezza vaginale, difficoltà dell’erezione e anorgasmia. La terapia di supporto alla chemioterapia altera i livelli di cortisolo circolante e interagisce con il ritmo sonno veglia. Cambia il modo di rapportarsi con gli altri, cambia la voglia di esplorare di condividere. Aumenta la fragilità e la dipendenza dal partner, se presente. In poche parole, l’impatto della malattia oncologica si ripercuote sui molteplici livelli di vita di una persona, investendo relazioni sociali, lavorative, familiari personali e di coppia. Lo stigma della diagnosi, soprattutto se si tratta di tumore metastatico, provoca un senso di isolamento e fa cambiare le priorità. L’ansia e la depressione non sono mai amiche del benessere sessuale.
Ciononostante, la salute sessuale dopo una malattia oncologica rimane ancora un tabù nel rapporto medico-paziente. Vergogna, imbarazzo e scarsa informazione sono gli atteggiamenti più diffusi; quasi tutti i pazienti vivono male nella convinzione che nulla può essere fatto per migliorare la loro condizione. Eppure, la disfunzione sessuale è un effetto collaterale purtroppo molto comune, che può interessare circa l’80% dei malati. Troppo spesso i medici non parlano di questi aspetti ‘intimi’ e solo il 10% delle donne trova il coraggio di portarli alla loro attenzione.
Dobbiamo quindi accettare tutto questo come inevitabile?
No.
La diagnosi precoce e le terapie innovative oggi largamente disponibili hanno contribuito a rendere il cancro una malattia ‘cronica’ e portato a guarigione oltre il 50% dei malati. Ciò rimette al centro il tema della qualità di vita, includendo tra i vari aspetti anche la sfera della sessualità come parte integrante del benessere della persona.
Pertanto, la sessualità non può restare un tabù! Si deve rompere il silenzio assordante che impedisce di far emergere la gravità di queste problematiche. L’informazione è dunque vitale e deve essere parte del percorso di cura, per cui anche nel consenso informato, che non è un mero atto burocratico, vanno inclusi gli aspetti relativi alla sessualità e all’infertilità per facilitare l’alleanza medico-paziente.
Con questo libretto ci proponiamo di far comprendere che oggi sono disponibili rimedi sia sotto forma di consulenza psico-sessuologica sia sotto forma di terapie, che però non sono sempre accessibili perché non erogate dal Servizio Sanitario Nazionale.
Non lasciate che il cancro vi tolga il piacere della sessualità, in qualunque modo vogliate declinarla.
Fedro Peccatori, Gabriella Pravettoni (IEO)
Amalia Vetromile (Sexandthecancer)
Francesco De Lorenzo (Aimac)