È opinione ancora diffusa che il ricorso agli analgesicidebba essere riservato soltanto a quando il dolore diventa insopportabile. Non è assolutamente vero. Assumere gli analgesici non appena si avverte il dolore permette di soffrire subito di meno e non ne riduce l’efficacia in caso di trattamento successivo. Anzi, la terapia contro il dolore è una delle condizioni più importanti per migliorare la qualità della vita dei malati di cancro.
Nel 2010 il Parlamento ha approvato un provvedimento [1] che, fra l’altro, facilita la prescrizione dei farmaci antidolorifici, inclusi tutti gli oppiacei (fatta eccezione per quelli iniettabili). Per la prima volta una legge esprime il diritto del malato di avere una risposta al proprio dolore che si manifesta come una vera e propria malattia (!); inoltre, è l’unica legge al mondo che garantisce l’accesso alle cure antidolorifiche anche ai bambini. A seguito di ciò, i medici di famiglia possono prescrivere tutti gli antidolorifici (totalmente gratuiti per il paziente) con la semplice ricetta del Servizio Sanitario Nazionale, e tutti i cittadini, anche se minorenni, hanno diritto e devono pretendere di avere accesso immediato e facilitato alle terapie contro la sofferenza ‘inutile’ dovuta al dolore cronico.
La terapia ha inizio con la somministrazione di un analgesico leggero per passare poi a uno forte, se e quando sarà necessario. Se il dolore è intenso fin dall’esordio, si somministra subito un analgesico forte, come la morfina. Il ricorso alla morfina non significa che la malattia si è aggravata o è in una fase più avanzata, come erroneamente si crede, ma semplicemente che il controllo di quel tipo di dolore richiede in quel momento un farmaco più potente. Nel caso in cui il medico prescriva la morfina (o un farmaco simile, genericamente definito oppioide), non abbiate timore di sviluppare dipendenza. La dose da somministrare è calibrata attentamente e sarà aumentata solo se il dolore diventerà più intenso. La terapia con morfina può continuare anche per diversi mesi o anni con lo stesso dosaggio, ma capita frequentemente che il medico aumenti o diminuisca la dose, a seconda delle necessità. Contestualmente agli analgesici, il medico può prescrivere anche altri farmaci, quali, ad esempio, antinfiammatori, sonniferi, antidepressivi o antiepilettici, che contribuiscono a migliorare il controllo del dolore attraverso un diverso meccanismo di azione.
Gli analgesici devono essere assunti sempre seguendo attentamente le prescrizioni del medico, rispettando non solo la dose, ma anche gli orari di somministrazione. Ogni dose dovrebbe essere sufficiente a controllare il dolore fino alla somministrazione successiva, ma se il dolore si ripresentasse prima, non esitate ad associare gli analgesici al bisogno prescritti e a segnalarlo al medico, in modo che possa rimodulare o sostituire la terapia. Non rassegnatevi mai a soffrire in silenzio!
La scelta di un analgesico dipende dal tipo e dalla gravità del sintomo doloroso da trattare. Sono attualmente disponibili diverse tipologie di farmaci, ai quali si possono affiancare anche metodi non farmacologici. Lo scopo è, quindi, quello di trovare la giusta ‘combinazione’ di trattamenti medici per ottenere il miglior controllo del dolore.
Che cosa fare se il dolore non è controllato e la malattia è in progressivo avanzamento? Chiedete al medico di indicarvi un centro specialistico di terapia del dolore. Oggi in Italia esistono numerose strutture altamente specializzate in grado di somministrare trattamenti idonei anche per i casi più complessi, ricordando sempre che qualunque sia la terapia contro il dolore, essa non indica necessariamente un aggravamento dello stato generale del malato.
[1] Legge n. 38 del 15.03.2010: “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”