Che cosa sono

La diagnosi

Come si curano


 

Che cosa sono

I tumori delle plasmacellule sono malattie caratterizzate dalla degenerazione tumorale delle plasmacellule. Il ruolo delle plasmacellule è quello di produrre anticorpi per combattere le infezioni, ma in alcuni casi la loro crescita procede in maniera incontrollata dando origine al tumore.

Quando le plasmacellule diventano tumorali, producono un numero eccessivo di anticorpi anomali. In particolare, nel sangue e nelle urine gli esami di laboratorio rilevano una grande quantità anticorpi tutti dello stesso tipo; tale proteina è nota come componente monoclonale (componente M).

Attualmente, non si conoscono fattori di rischio chiaramente associati allo sviluppo dei tumori delle plasmacellule. Un probabile fattore di rischio è rappresentato dall’esposizione ad alcune sostanze chimiche, a radiazioni ionizzanti e ad alcuni virus; anche se la predisposizione genetica in alcuni casi può influenzare la probabilità di ammalarsi, non si tratta, tuttavia, di malattie ereditarie.

Esistono diversi tipi di tumore delle plasmacellule.

Il più comune è il mieloma multiplo, caratterizzato dalla presenza di cellule tumorali nel midollo osseo. Si tratta del secondo tumore del sangue più diffuso; interessa per lo più soggetti di età superiore ai 60-65 anni, con un’incidenza lievemente maggiore negli uomini rispetto alle donne.

Clinicamente può presentarsi in una forma silente o in una forma attiva.La crescita anomala delle plasmacellule può creare problemi anche alle altre cellule del sangue (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) e dare origine, ad esempio, alla comparsa di anemia o di infezioni, per l’indebolirsi delle difese immunitarie. Inoltre le cellule del mieloma producono una sostanza che stimola la distruzione del tessuto osseo e, di conseguenza, i pazienti affetti da mieloma sono spesso soggetti a fratture ossee.

Il sintomo principale del mieloma multiplo è il dolore osseo, per lo più localizzato a livello del costato, della schiena e delle anche. La malattia spesso è caratterizzata da un’insufficienza renale o da livelli elevati di calcio nel sangue, in conseguenza dell'invasione delle ossa da parte delle cellule maligne. L’aumento dei livelli di calcio interferisce col funzionamento del sistema nervoso e, di conseguenza, può causare debolezza e confusione mentale.

In alcuni casi, parte degli anticorpi anomali prodotti dalle plasmacellule tumorali si depositano negli organi vitali (soprattutto il rene e il cuore) sotto forma di piccole fibre e li danneggiano. Tali forme prendono il nome di amiloidosi e possono manifestarsi inizialmente con gonfiore delle gambe, difficoltà nella respirazione, soprattutto sotto sforzo, e stanchezza.

I tumori delle plasmacellule possono apparire anche come masse localizzate al tessuto osseo e ai tessuti molli (plasmacitoma), con un numero contenuto di plasmacellule a livello del midollo osseo (inferiore al 10%). Il paziente può sviluppare successivamente un mieloma multiplo.

Esistono anche delle forme ‘benigne’ in cui le plasmacellule a livello del midollo osseo sono inferiori al 10% e non ci sono segni di tumore come nel mieloma multiplo o nel plasmocitoma. Tali forme prendono il nome di gammopatie monoclonali di incerto significato (MGUS) e si caratterizzano per il riscontro, spesso occasionale, di una componente M di modesta entità, in assenza di segni e sintomi sistemici. Esse non richiedono un trattamento ma soltanto dei controlli clinici e di laboratorio periodici, per valutarne l’evoluzione nel tempo. Il paziente può non presentare progressione della malattia per molti anni o addirittura per tutta la vita oppure può, raramente, sviluppare un tumore delle plasmacellule.

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La diagnosi

In presenza di questi sintomi, il medico, dopo la visita, prescrive le analisi del sangue e delle urine. Queste forniscono una prima indicazione sulla presenza di un tumore delle plasmacellule.

Se le analisi risultano alterate, potrebbe essere opportuno procedere a ulteriori accertamenti, tra cui anche la biopsia del midollo osseo. Questa si esegue inserendo un ago in un osso (di norma del bacino), tramite il quale si preleva un frammento di osso e di midollo in esso contenuto, da analizzare al microscopio. Il midollo viene inoltre aspirato con una siringa (aspirato midollare) e analizzato per cercare eventuali cellule tumorali.

Per completare la diagnosi di mieloma e individuare eventuali lesioni alle ossa o in altri distretti, vengono anche utilizzati esami radiologici quali radiografie, risonanza magnetica, TC e PET.

Le probabilità di guarigione (prognosi) e la scelta del trattamento dipendono dalla stadiazione della malattia, ma anche dalle caratteristiche cliniche del mieloma all’esordio, nonché dall’età e dalle condizioni generali di salute del paziente.

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Come si curano

Come si tratta il mieloma multiplo

In assenza di sintomi il trattamento potrebbe non essere necessario, e l’ematologo potrebbe decidere di limitarsi a tenere il paziente sotto stretto controllo in modo che la terapia possa essere avviata tempestivamente qualora la malattia si manifesti a livello clinico. Gli studi clinici internazionali, infatti, hanno dimostrato che un trattamento precoce non migliora il decorso della malattia.

Fino a pochi anni fa, le terapie usate più comunemente per il trattamento del mieloma multiplo consistevano in diversi tipi di chemioterapia, generalmente associati a steroidi ed eventualmente seguiti da trapianto di cellule staminali. Recentemente, tuttavia, sono stati introdotti nuovi farmaci, il cui utilizzo nella pratica clinica ha permesso di ottenere risultati nettamente superiori, in termini di risposta alla terapia e di aspettativa di vita, rispetto alla chemioterapia tradizionale. Tuttavia, le terapie attualmente utilizzate non permettono ancora, nella maggior parte dei casi, di ottenere una guarigione. L’obiettivo del trattamento è quindi quello di ottenere un buon controllo della malattia e migliorare la qualità della vita del paziente.

 

Come si trattano i tumori delle plasmacellule

Le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per il trattamento dei tumori delle plasmacellule sono:

  • chemioterapia;
  • terapia steroidea;
  • terapia con nuovi farmaci;
  • chemioterapia ad alte dosi con trapianto di cellule staminali;
  • radioterapia;
  • terapia di supporto.

La chemioterapia è la modalità terapeutica che distrugge le cellule tumorali attraverso la somministrazione di farmaci, che possono essere assunti per bocca in forma di compresse, oppure iniettati per via endovenosa.

Per saperne di più: vedi La Chemioterapia

La terapia steroidea svolge un potente effetto tossico su alcune cellule del sistema immunitario, tra cui le plasmacellule.

La terapia con nuovi farmaci è la modalità terapeutica che utilizza sostanze che differiscono dai chemioterapici tradizionali per la loro capacità di colpire selettivamente alcuni bersagli particolarmente importanti nella crescita delle cellule tumorali. In questo modo hanno meno effetti collaterali rispetto alla chemioterapia. I farmaci attualmente disponibili sono bortezomib (Velcade®), che fa parte della famiglia degli inibitori del proteasoma, farmaci che bloccano l'eliminazione delle proteine all'interno delle cellule e risultano tossici per le plasmacellule tumorali; thalidomide, lenalidomide (Revlimid®) e pomalidomide (Imnovid®), che fanno parte della famiglia degli immunomodulatori, farmaci in grado di rallentare la crescita delle plasmacellule tumorali agendo direttamente su di esse o modificando l'ambiente che le circonda, in modo da renderlo meno favorevole.

Altri farmaci ‘mirati’ di nuovissima generazione hanno mostrato risultati molto positivi in termini di efficacia e tollerabilità nel corso degli studi clinici finora condotti, ma risultano tuttora in corso di approvazione e non sono quindi ancora disponibili nella pratica clinica quotidiana.

Il trapianto di cellule staminali è stato introdotto negli anni novanta per poter trattare i pazienti con chemioterapia ad alte dosi; in questo caso è necessario ricostituire il sistema emopoietico del paziente che viene fortemente danneggiato dalle alte dosi di chemioterapici. Quando la procedura è effettuata con le cellule staminali del paziente, il trapianto si chiama autologo; se è effettuata prelevando le cellule staminali di un’altra persona (donatore), il trapianto si chiama allogenico. Inizialmente le cellule staminali venivano espiantate direttamente dal midollo. Successivamente si è scoperto che, associando un particolare tipo di farmaco chemioterapico con un farmaco che stimola il midollo, è possibile far passare le cellule staminali nel sangue circolante e quindi prelevarle direttamente dalle vene periferiche, con una procedura chiamata leucaferesi. Il sangue del paziente o del donatore è fatto passare attraverso un’apposita macchina che separa le cellule staminali. Le cellule staminali periferiche così ottenute vengono poi trattate, conservate e congelate fino al momento di reimpiantarle nel paziente. Nel frattempo il paziente viene sottoposto a una chemioterapia ad alte dosi allo scopo di distruggere tutto il midollo osseo residuo. A questo punto si può procedere alla reinfusione per via endovenosa delle cellule staminali conservate, opportunamente scongelate.

La radioterapia utilizza radiazioni ad alta frequenza per distruggere le cellule neoplastiche e ridurre le dimensioni del tumore. Per il trattamento del mieloma le radiazioni sono erogate da una macchina esterna all’organismo (radioterapia esterna).

Per saperne di più: vedi La Radioterapia

La terapia di supporto è essenziale per il trattamento dei sintomi e delle complicanze indotti dal mieloma. Queste terapie comprendono un gruppo di farmaci noti come bisfosfonati, utilizzati per trattare la malattia ossea e il dolore alle ossa, e l’eritropoietina per l’anemia. Per la gestione dei problemi alle ossa può anche essere utile, qualora ci siano danni alla colonna vertebrale, adottare l’utilizzo del busto o, in alcuni casi particolari, ricorrere alla stabilizzazione chirurgica delle lesioni più a rischio di determinare fratture. La terapia del dolore è fondamentale nei pazienti affetti da mieloma; il suo impatto sulla qualità della vita è un aspetto altrettanto importante rispetto al trattamento della malattia stessa.

La scelta della terapia dipende dallo stadio della malattia, dall’età e dalle condizioni generali del paziente.

È necessario distinguere tra pazienti candidabili al trapianto di cellule staminali e non candidabili al trapianto. La variabile di maggiore importanza per la scelta della terapia è l’età del paziente al momento della diagnosi.

I pazienti sotto i 65 anni, se non affetti da altre malattie importanti, possono iniziare un trattamento intensivo, che include l’autotrapianto di cellule staminali (trapianto autologo). In alcuni casi, possono essere sottoposti a trapianti anche i pazienti di età superiore a 65 anni dopo un’attenta valutazione delle condizioni cliniche generali. Il trapianto allogenico è attualmente indicato in una piccola fetta di pazienti, generalmente con età inferiore a 55 anni, disponibilità di un donatore compatibile e malattia molto aggressiva. I pazienti oltre i 70 anni ricevono trattamenti ugualmente efficaci, ma meno intensivi. I farmaci ‘mirati’ di ultima generazione, infatti, sono molto utilizzati anche per il trattamento dei pazienti più anziani, in combinazione con i trattamenti chemioterapici a basse dosi che venivano già impiegati in precedenza.

Dopo il trattamento, il paziente è sottoposto a controlli periodici (analisi del sangue e/o esami strumentali) allo scopo di individuare tempestivamente un’eventuale ripresa della malattia. In questo caso, il medico specialista proporrà una terapia da intraprendere per cercare di controllare nuovamente la patologia.

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Aimac è grata al Prof. Agostino Tafuri (direttore UOC Ematologia, Ospedale Sant’Andrea, Roma; professore associato di ematologia, Facoltà di Medicina e Psicologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, “Sapienza” Università di Roma) per la revisione critica del testo.  

Ultima revisione: dicembre 2016    
Titolo originale: Multiple Myeloma and Other Plasma Cell Neoplasms Treatment (PDQ®)

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