"Non ho ancora perso la speranza: le mie giornate sono ancora sopportabili e sono vissuta abbastanza per vedere mia figlia convolare a giuste nozze. Pensavo che avrei avuto appena il tempo di vedere mio figlio iniziare le elementari, e invece ora fa il secondo anno di scuola superiore.
Una delle prime domande che si affacciano nella mente di tutti coloro che ricevono la diagnosi di un tumore è "Morirò?" Questa paura cresce nel momento in cui si apprende che la malattia si è ripresentata o si è diffusa. A volte questo timore non è giustificato rispetto alla condizione clinica: sono queste le situazioni in cui il tumore, pur non essendo guaribile, è tenuto sotto controllo da terapie adeguate, consentendo una vita pressoché normale per lungo tempo (anche per molti anni). In altri casi la malattia può evolvere più rapidamente e indurre nel malato una sensazione di morte imminente, basata sul progressivo e reale deterioramento psico-fisico. Soprattutto in quest'ultima situazione, stati d'animo quali paura, rabbia, senso di colpa, tristezza e incredulità possono diventare opprimenti. L'umore potrebbe oscillare dalla speranza alla disperazione.
Ciascun individuo, malato o familiare ha un modo del tutto personale di affrontare l'avvicinarsi della morte. Può capitare facilmente di non trovare parole adeguate per gestire questo momento. Spesso i comportamenti non verbali, quali uno sguardo, un abbraccio o una stretta di mano, possono comunicare protezione e vicinanza più di tanti discorsi.. Anche il pianto è un modo di comunicare i propri sentimenti; piangere e piangere insieme può essere un momento di forte condivisione e può avere una funzione liberatoria della propria tristezza ed angoscia. Al contrario mascherare i propri sentimenti può far perdere un'opportunità di vicinanza rendendo il malato ancora più solo con la propria angoscia di morte.
Alcune persone vivono con particolare fatica la notte e il buio, che amplificano ansie e paure: un semplice accorgimento può essere il tenere una piccola luce accesa vicino al letto, così come avere una figura rassicurante accanto a sé.
Potreste accorgervi che l'esigenza di avere compagnia e di essere attivi cambia da un giorno all'altro. Alcuni malati si rendono conto di volere sempre meno persone intorno a loro, solo gli amici più stretti o il coniuge/partner. Altri non vogliono mai rimanere soli in questi momenti. Se il malato viene curato a casa, amici e parenti possono alternarsi in modo che ci sia sempre qualcuno con lui. Anche gli ospedali, gli hospice e le case di cura consentono al partner, ad un amico o parente di passare ogni notte, con il proprio congiunto.
"Non vedevo l'ora di diventare nonna e ora mi dispiace moltissimo che proprio nel momento in cui mia figlia ha più bisogno di me non posso occuparmi della mia nipotina."