Trascorso un primo periodo dopo l’intervento e dopo l’eventuale trattamento radioterapico, può iniziare la fase della riabilitazione vocale.

La produzione della voce richiede una fonte di onde sonore e un mezzo che le trasformi in parole. Le onde sonore sono rappresentate dalle vibrazioni prodotte dalle corde vocali, la trasformazione in parole è operata da lingua, palato e labbra. I pazienti laringectomizzati hanno subito anche l’asportazione delle corde vocali, ma possono parlare di nuovo se si fornisce loro una nuova fonte di vibrazioni, poiché lingua, palato e labbra sono ancora capaci di trasformarle in parole.

Esistono varie scuole gratuite presso cui possono ricevere la riabilitazione di cui hanno bisogno, recuperando in tal modo serenità e gioia di vivere.

Le tecniche per produrre vibrazioni sonore sono tre e tutte insegnano ad articolare il suono in voce a partire da faringe (gola), palato, lingua, denti e labbra:

voce esofagea: il paziente impara a ingoiare aria nell’esofago inspirandola dalla bocca ed espellerla, come in un rutto, per produrre un suono. Non richiede alcun trattamento chirurgico o accessorio meccanico; è difficile da imparare e può essere difficile da far apprendere;

puntura o fistola tracheoesofagea: prevede l’inserimento di una valvola monodirezionale in un foro creato chirurgicamente tra la trachea e l’esofago. Attraverso lo stoma, l’aria penetra nella trachea e attraverso la valvola viene deviata all’interno dell’esofago, con conseguente produzione di un linguaggio agile e fluido. Richiede molta collaborazione e allenamento da parte del paziente, oltre a una pulizia quotidiana della valvola, che deve essere sostituita dopo qualche mese. Con alcune valvole il paziente deve bloccare l’apertura della trachea con un dito per poter parlare. In caso di malfunzionamento della valvola, vi è il rischio che cibi e liquidi possano accidentalmente entrare nella trachea, per cui la valvola richiede un’adeguata manutenzione;

elettrolaringe o laringofono: si tratta di un dispositivo a batteria che produce vibrazioni e agisce come sorgente di suoni quando premuto contro sotto il mento. Facile da usare, richiede un minimo addestramento, tuttavia produce un suono metallico artificiale, che limita la comunicazione in ambito sociale.

Inizialmente il paziente forse non avrà le energie per fare questi esercizi, ma non si deve mai abbandonare allo sconforto, perché molte persone sono riuscite a tornare a parteci­pare pienamente alla vita sociale. Deve sapere che alla fine riuscirà di nuovo a parlare, anche se in un modo diverso rispetto a prima. È importante resistere alla ten­tazione di isolarsi. Serve continuare a col­tivare gli interessi e le attività che procurano piacere.

Consigli pratici

Qualunque sia la tecnica prescelta per il recupero del linguaggio, è bene che la mattina, subito dopo il risveglio, il paziente esegua alcuni semplici esercizi per affrontare al meglio la giornata e raggiungere buoni risultati con la nuova voce. Ad esempio:

  • fare impacchi caldi al collo con l’ausilio di due spugnette immerse in acqua calda e poi strizzate. Ciò procura una vasodilatazione all’altezza delle cicatrici, che le manterrà elastiche;
  • massaggiare la zona del collo-spalle, del collo-torace e viceversa;
  • allungare tutti i muscoli del collo facendo ‘boccacce’;
  • palpare leggermente la base del collo fino a provocare colpi di tosse per espellere il muco accumulatosi durante la notte;
  • ruotare lentamente la testa alternativamente verso destra e verso sinistra, cercando, allo stesso tempo di allungare al massimo i muscoli del collo per mantenerli elastici;
  • effettuare movimenti rotatori con la lingua attorno ai denti, prima in un’arcata e poi nell’altra, e ripetere l’esercizio più volte;
  • spingere la punta della lingua quanto più indietro possibile fino a sfiorare prima una tonsilla e poi l’altra

Anche l’odorato può essere rieducato con appositi esercizi. Inspirare, trattenere il respiro e poi chiudere rapidamente la bocca. Quindi, mantenendo sempre la bocca chiusa, fare dei rapidi movimenti di spinta della lingua verso il palato così da spingere l’aria della bocca verso le fosse nasali. Questo ‘pompaggio’ fa defluire l’aria dalle narici verso l’esterno, ma la richiama anche verso l’interno. In questo modo il passaggio dell’aria mantiene efficiente il senso dell’odorato. Una volta appreso il meccanismo, l’esercizio può essere attuato in qualsiasi momento per percepire gli odori ambientali.

Non bisbigliare, ma provare sempre a emettere qualunque tipo di suono dalla gola.

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