Le terapie a bersaglio molecolare hanno origine dalle ricerche più recenti. Il loro particolare meccanismo di azione si basa sulla capacità di legarsi specificamente ai bersagli molecolari identificati nelle cellule tumorali, da cui la definizione di terapie ‘mirate’. Ciò ne rende altamente selettiva l’azione, lasciando del tutto inalterate le cellule normali, contrariamente a quanto avviene con la chemioterapia ‘classica’. Le terapie a bersaglio molecolare possono essere utilizzate se nelle cellule tumorali o, in alcuni casi, nel sangue o in altri campioni biologici prelevati dal paziente si rileva la presenza di alcuni specifici ‘marcatori’ diagnostici, che, a loro volta, sono indicativi della presenza, nel tumore, di uno o più bersagli molecolari. Se questi sono assenti, il paziente non può essere sottoposto alla terapia a bersaglio molecolare e viene, pertanto, trattato con le terapie disponibili più adatte al suo caso.
I farmaci a bersaglio molecolare sono iniettati direttamente in vena (somministrazione per endovena). La terapia si riceve in regime ambulatoriale o di day hospital. Ciascun ciclo di terapia dura alcuni giorni ed è seguito da un periodo di riposo di alcune settimane per consentire all’organismo di superare gli effetti collaterali. Il numero totale di cicli dipende dal tipo di farmaco utilizzato, dalla gravità degli eventuali effetti collaterali e dalla risposta del tumore alla terapia.
Per il trattamento del tumore della laringe si usa un farmaco a bersaglio molecolare chiamato cetuximab (Erbitux®), appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali. L’azione di questi farmaci è mirata contro alcune proteine, denominate recettori, presenti sulla superficie delle cellule tumorali. In alcuni casi, cetuximab può essere associato alla radioterapia, nel caso in cui la chemioterapia con cisplatino non sia indicata per età e condizioni generali del paziente; può anche essere associato alla chemioterapia, ad esempio con cisplatino e 5-fluorouracile, nella malattia ricorrente/metastatica.
Gli anticorpi monoclonali sono molto ben tollerati, per cui gli effetti collaterali sono molto limitati, ma sporadicamente possono manifestarsi mal di testa, febbre, brividi, capogiri, diarrea, nausea, vomito. Molto comune è un’eruzione cutanea che può comparire due settimane dopo la prima somministrazione e che richiede trattamenti specifici.
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