È una versione semplificata del linfodrenaggio manuale che il paziente può fare a casa dopo aver appreso la tecnica da un terapista esperto; è indicato sia nella fase di mantenimento dopo il trattamento sia ai fini della prevenzione.
Scegliere un orario e un luogo tranquilli, in cui non si sarà interrotti o distratti per circa 30 minuti. Per prima cosa effettuare gli esercizi di respirazione profonda, preferibilmente in posizione eretta o seduta, e poi proseguire in posizione supina sul letto eseguendo i movimenti di automassaggio appresi.
L’automassaggio favorisce il riassorbimento della linfa in eccesso attraverso movimenti leggeri con ripetizioni inizialmente di 5 volte e poi di 10 volte.
1) Automassaggio delle principali stazioni linfonodali superficiali con delicati movimenti semicircolari dei polpastrelli posti a piatto sulle stazioni linfonodali del collo, della fossetta sopra- e sottoclavicolare, delle ascelle, della regione periombelicale e degli inguini: serve a migliorare l’attività di filtrazione dei linfonodi rimasti dopo la linfadenectomia e spesso mal funzionanti per la radioterapia o intasati da linfa in eccesso.
2) Automassaggio delle vie di drenaggio principali: posizionare l’arto/la regione interessato/a su un cuscino in modo che sia sopraelevato/a rispetto al resto del corpo e poi con tocco leggero a piatto delle dita della mano controlaterale ‘spostare’ la pelle in direzione dei linfonodi regionali e controlaterali.
L’automassaggio si esegue senza oli né talco né sull’area da trattare, né sulle mani. Se alla fine della seduta la pelle è arrossata, vuol dire che i movimenti sono stati troppo aggressivi. In tal caso, basterà il riposo per far scomparire il rossore. Dopo l’automassaggio si può procedere all’autobendaggio oppure indossare il tutore elasto-compressivo.
Con l’aiuto di un familiare o di un amico, il massaggio può essere effettuato anche sulla schiena.