La brachiterapia è una forma di radioterapia che prevede il posizionamento di piccole sorgenti radioattive (impropriamente dette ‘semi’) direttamente all’interno della prostata in anestesia epidurale o generale e sotto guida ecografica transrettale. La procedura richiede circa un paio d’ore.
È indicata per il trattamento dei tumori della prostata a basso rischio di progressione, mentre per quelli a rischio intermedio e alto si associa di solito alla radioterapia a fasci esterni e alla terapia ormonale. Prima del trattamento si eseguono un’ecografia della prostata con sonda transrettale e un’uroflussometria.
La brachiterapia può essere attuata con impianto permanente o temporaneo.
Nella brachiterapia con impianto permanente, le sorgenti radioattive sono posizionate all’interno della prostata dove rilasciano gradualmente la radioattività fino a che questa si esauririsce nell’arco di alcuni mesi. I ‘semi’ rimangono, quindi, inattivi all’interno della prostata per tutta la vita.
La procedura di impianto dei ‘semi’ richiede il ricovero ospedaliero.
Nel periodo immediatamente successivo all’impianto, è bene non essere a stretto contatto con i bambini e le donne in gravidanza. Inoltre, poiché esiste la possibilità, benché rara, che un ‘seme’ migri dalla prostata nello sperma, durante i rapporti sessuali è consigliato l’uso del preservativo.
Nella brachiterapia con impianto temporaneo l’impianto delle sorgenti radioattive è preceduto dall’inserimento di appositi vettori in cui saranno introdotti i ‘semi’. Questa procedura richiede circa un’ora e si esegue una o più volte a seconda del piano terapeutico. Alla sua conclusione si procede all’irradiazione vera e propria della prostata, che si ripete generalmente due volte al giorno (mattina e sera) per due giorni consecutivi. Una volta concluso il trattamento è possibile tornare a casa, senza la preoccupazione di essere radioattivi e non sarà necessaria alcuna precauzione.
Possibili effetti collaterali
La brachiterapia può causare, in linea generale, gli stessi effetti collaterali della radioterapia a fasci esterni. Dopo l’inserimento delle sorgenti radioattive è abbastanza comune avvertire una lieve sensazione di dolore e riscontrare tracce di sangue nelle urine. Ciò in generale è normale, ma se la quantità di sangue dovesse aumentare oppure fossero presenti coaguli oppure il dolore fosse significativo, occorre informare immediatamente il radioterapista. È buona norma, in ogni caso, bere molto per aumentare la diuresi e prevenire così la formazione di coaguli. Mentre gli effetti collaterali a carico dell’intestino sono molto meno frequenti rispetto a quelli indotti dalla radioterapia a fasci esterni, il rischio di problemi urinari (difficoltà ad urinare spontaneamente, minzione dolorosa, più frequente e/o più scarsa) può essere più elevato e per tale motivo è necessario l’inserimento di un catetere dopo il posizionamento dei ‘semi’. Questi effetti collaterali migliorano nell’arco di sei-dodici mesi. Ridurre il consumo di caffè e bere molta acqua aiuta a limitare l’irritazione.