Anche se le cause reali rimangono tuttora sconosciute, si possono, tuttavia, individuare alcuni potenziali fattori di rischio che aumentano le probabilità di ammalarsi, sebbene non siano direttamente responsabili dell’insorgenza della malattia.
Gli unici fattori di rischio certi sono la storia familiare e l’età. Gli uomini che hanno un parente di primo grado (padre, zio o fratello) che ha, o ha avuto, questo tumore hanno un maggiore rischio di ammalarsi (soprattutto se la malattia è stata diagnosticata a più di un familiare anche prima di 65 anni), ed è bene che effettuino controlli a partire dai 40-45 anni. Il rischio può aumentare in presenza di alcune condizioni quali l’obesità, l’innalzamento dei livelli degli ormoni maschili, l’esposizione a inquinanti ambientali, il fumo, una dieta ricca di latticini e grassi animali (burro, carni rosse, soprattutto se con elevato livello di ormoni) e povera di frutta e verdura. Un altro significativo fattore di rischio è l’appartenenza all’etnia afro-americana, essendo la malattia più diffusa tra i maschi di razza nera rispetto a quelli di razza caucasica.
Da ultimo, sono in costante aumento gli studi che stabiliscono una correlazione tra la malattia e l’infiammazione cronica o ricorrente della prostata. Benché non sia ancora chiaro quale sia la causa scatenante di questa reazione infiammatoria da cui potrebbe derivare il danno che favorisce lo sviluppo di cellule tumorali, si pensa che virus, batteri e sostanze tossiche introdotte dall’esterno possano avere un ruolo determinante.